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Quanto costa davvero l’aria compressa alla tua azienda

  • Immagine del redattore: Produzione Webidoo
    Produzione Webidoo
  • 13 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min
aria compressa

Dicembre è il momento ideale per tirare le somme, anche quando si parla di impianti tecnici. Tra i costi spesso sottovalutati in azienda, l’aria compressa è uno dei più insidiosi: invisibile, ma costante.

Eppure, l’aria compressa non è affatto gratuita. Ogni metro cubo prodotto, ogni minuto di utilizzo, ogni ciclo macchina si traduce in energia elettrica, manutenzione, usura dei componenti. La domanda da porsi è semplice ma strategica: quanto ti è realmente costata quest’anno? E soprattutto: quanti di questi costi erano evitabili?


Perché l’aria compressa pesa in bolletta


Secondo diversi studi tecnici, il sistema aria compressa può arrivare a rappresentare fino al 30% dei consumi elettrici totali in un’azienda manifatturiera. La maggior parte di questi costi è legata:

  • all’inefficienza dei compressori datati,

  • a perdite nell’impianto,

  • alla mancanza di controllo sui cicli di lavoro.

Ecco perché è fondamentale iniziare a ragionare non solo in termini di funzionamento, ma di efficienza energetica reale.


Da dove partire per calcolare i costi reali


Per fare un bilancio attendibile dei consumi dell’impianto aria compressa, serve raccogliere e incrociare alcuni dati chiave:

  • Ore di funzionamento dei compressori nel 2025

  • kWh consumati (se il compressore è collegato a un contatore dedicato o monitorato da PLC)

  • Portata d’aria erogata rispetto al reale fabbisogno

  • Frequenza delle manutenzioni straordinarie

  • Eventuali fermi produttivi legati a guasti o cali di pressione

Più precisi sono i dati, più sarà possibile individuare sprechi o anomalie.


I 3 sprechi invisibili più comuni


  1. Perdite d’aria nelle tubazioni o nei raccordi Anche una perdita di pochi millimetri può far sprecare centinaia di euro all’anno. Il problema? È spesso silenziosa e difficile da rilevare senza strumenti adeguati.

  2. Compressori sovradimensionati o accesi inutilmente Se il compressore lavora anche quando non serve, o con potenza eccessiva rispetto al reale carico, si genera un consumo superfluo e continuo.

  3. Mancanza di automazione e controllo digitale Molti impianti non sono monitorati: non esistono dati su assorbimento, rendimento o efficienza. E senza dati, non si può migliorare.


Verso il 2026: come costruire un piano di ottimizzazione


Chi vuole migliorare la gestione dell’aria compressa nel nuovo anno deve ragionare su due fronti: efficienza energetica e continuità operativa.

Un piano serio dovrebbe includere:

  • Audit energetico sull’impianto aria compressa (anche con strumenti temporanei di monitoraggio)

  • Mappatura delle perdite e verifica della rete di distribuzione

  • Check-up dei compressori con analisi ore di lavoro / rendimento

  • Installazione o aggiornamento di sistemi di controllo e telemetria

  • Pianificazione di una manutenzione predittiva e non solo correttiva

Il vantaggio è doppio: risparmio economico diretto e riduzione dei rischi di fermo produttivo.


Conclusione: chiudere l’anno con una visione chiara

Ogni azienda che utilizza aria compressa dovrebbe sapere esattamente quanto ha speso e perché.


Sapere dove si consuma e dove si spreca è il primo passo per trasformare l’aria compressa da costo invisibile a leva di efficienza.

 
 
 

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